Caminantes
Conservatorio San Pietro a Majella, Sala Martucci
Mercoledì 13 novembre ore 18.00
dello spazio dove avverrà l’esecuzione. In quest’ottica comprendiamo il riferimento al “Caminante”, ovvero l’interprete in cammino, colui che riesce a stabilire, attraverso la ricerca, il nesso tra passato e futuro: una sorta di “miracolo laico” cui tende, instancabilmente e senza un definitivo approdo, l’utopia dell’arte. Da questo punto di vista, sono interessanti le considerazioni in forma poetica che lo stesso Nono scrisse su quest’opera:
“La lontananza nostalgica utopica”
mi è amica e disperante
in continua inquietudine.
Le rare qualità dei suoni
inventati da Gidon fanno
suonare i vari spazi
della Kleine Philharmonie.
Come gli articolati spazi Voci di tanti
“Caminantes”.
della Kleine Philharmonie
offrono altri spazi per i
suoni originali di Gidon:
lontani - vicini -
incontri - scontri - silenzi -
interni - esterni -
confilitti sovrapposti.
Nastri magnetici come voci
di madrigali si accompagnano
al violino solista e al live electronics.
Nessuna elaborazione o trasformazione:
i suoni di Gidon sono originali.
tre giorni di registrazione pura allo
Studio Sperimentale S.W.F. di Freiburg.
Ascolti infiniti - tentativi
di scelte per affinità elettive -
vari sentimenti compositivi
voce per voce.
come gli antichi fiamminghi immaginifici.
E Gidon si abbandona
ai vari spazi con altra
scrittura-invenzione.
E li abbandona.
Luigi Nono, Venezia, 25.7.88
Il concerto si apre con Dialoghi migranti, composizione di Nicola Sani per flauto contralto che guarda con ammirata ispirazione all’estetica di Nono. Scrive lo stesso autore: «Il flauto dialoga con se stesso. Con un sé fuori di sé, attraverso livelli multipli di azioni. Genera spazi inauditi e silenzi che separano frammenti di un discorso paradossale, utopico e migrante. Livelli paralleli lasciano all'interprete la scelta di alternative o congiunzioni di più piani espressivi. Suoni, gesti, spazio, costituiscono un insieme compatto, definito, organico; non determinano un dialogo ma una sola strategia, un percorso trasversale dove il timbro si trasforma continuamente e lascia che le voci del flauto attraversino, infrangano, lacerino il proprio spessore, nei sussurri, come nel grido. Il silenzio entra in questa drammaturgia come senso del limite, della solitudine, elemento di tensione, dialogo, contrasto e di sospensione».