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Futurismo a Capodimonte!
dissonanzen

Futurismo a Capodimonte!

26/07/2011
Futurismo a Capodimonte!

L’Ensemble Dissonanzen inaugura la rassegna “I cortili del jazz“. Enzo Salomone, voce recitante

ENSEMBLE DISSONANZEN

Marco Cappelli, chitarra;
Francesco D’Errico, tastiere;
Tommaso Rossi, flauti;
Marco Sannini, tromba,         

 F.T. Marinetti “Il manifesto del Futurismo” 1909 Frammento (solo voce)

 PIEDIGROTTINA ironico pout pourri di Tommaso Rossi
    su testo di Francesco Cangiullo (Piedigrottacangiullo) 1925

F.T. Marinetti “Bombardamento di Adrianopoli” 1912 da Zang Tumb Tumb (solo voce)

SFUTURISMO, sequenza di Francesco D’Errico per tromba, chitarra, flauto, sintetizzatore e nastro.    
    su frammenti di Farfa e di Marinetti da “Zang Tumb Tumb (1914)

 F.T.Marinetti “All’Automobile da corsa”1908 (solo voce)
 
ILARE ALBA FUTURA interazione musicale alla poetica futurista di Marco Sannini,
     su testi di F.T.Marinetti (Sì,Sì,Così, L’Aurora) 1925 e A.Palazzeschi (e lasciatemi divertire) 1910


Aldo Palazzeschi “La fontana malata” 1909 (solo voce)

Francesco Cangiullo: CAPRI frammento da (Piedigrottacangiullo) 1925 (solo voce)

QUASITANGO, scherzo di Marco Cappelli
    Su testo di Emilio Buccafusca “Aeropoema sul ginocchio di Maradona” 1985 

Il progetto FUTURISMO nasce nell’intento di ricordare i 100 anni della pubblicazione del “Manifesto” e pone non pochi problemi di rapporto con un movimento che, accanto al salutare “schiaffo al passatismo” alla vitalistica esaltazione della velocità, della fabbrica, della città metropolitana, teorizzò il militarismo, il fascismo, il razzismo. Dissonanzen lungi dall’abbracciare le virtù “dimenticative” del nostro tempo pone una grande distanza ideale da queste prospettive peraltro catastrofiche nella storia del secolo appena trascorso. Questo atteggiamento critico elide quindi a priori sia un approccio encomiastico-celebrativo che quello storico-rievocativo che avrebbe portato alla frusta citazione delle opere del periodo. Gramsci stesso, applicando paradigamaticamente il principio da lui stesso enunciato di “&tener distinto il giudizio estetico dal consenso ideologico” non esitò a definire “rivoluzionaria” l’azione futurista lamentando la mancanza di analoghi atteggiamenti nella intellighenzia socialista. (A. Gramsci, Marxismo e letteratura). Del resto il Futurismo fu il primo movimento del secolo ad aspirare ad un seguito di massa. Non si trattava più di eguagliare vita e arte all’interno di un’élite ristretta di artisti e intellettuali, ma di trasformare il senso estetico di un’intera società anacronistica in tutti i campi. A questa tematica del rinnovamento a cui è molto sensibile, fa riferimento il grande ideologo del movimento operaio in un articolo di Ordine Nuovo intitolato “Marinetti il Rivoluzionario?(5 gennaio 1921) nel quale sostiene che la validità rivoluzionaria del futurismo sia nella sua distruzione dei capisaldi della cultura borghese. Rivoluzionario Marinetti è stato non sul terreno politico, ma su quello culturale, distruggendo gerarchie di valori spirituali, pregiudizi, idoli, tradizioni irrigidite. Distruggere  “&significa non aver paura delle novità e delle audacie, non aver paura dei mostri, non credere che il mondo caschi se un operaio fa errori di grammatica, se una poesia zoppica, se un quadro assomiglia a un cartellone, se la gioventù fa tanto alla senilità accademica e rimbambita”. E, nel distruggere, i futuristi “hanno avuto fiducia in se stessi, nella foga delle energie giovani, hanno avuto la concezione netta e chiara che l’epoca nostra, l’epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme, di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio~ hanno avuto questa concezione nettamente rivoluzionaria, assolutamente marxista”.
Dissonanzen si pone quindi nella prospettiva della eredità del Futurismo, tenendo presente l’importanza storica di portata europea del movimento. Fa  propria la ricognizione di quel che rimane di quella lezione che fin dalla nascita influenzò molti movimenti coevi d’avanguardia (il cubo-futurismo russo e in Italia la grande stagione del futurismo nelle arti visive.) e accanto a “citazioni” di frammenti di poesia futurista (Marinetti, Palazzeschi, Cangiullo) crea componimenti musicali originali per voce e quartetto su testi futuristi.
 

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Ensemble Dissonanzen

Dissonanzen nasce nel 1993, ad opera di Marco Vitali e Massimo Bonfantini, per colmare una storica lacuna delle stagioni concertistiche napoletane, ovvero sviluppare un discorso di diffusione sui linguaggi musicali contemporanei.
Dissonanzen è oggi un collettivo artistico che opera nel campo del repertorio musicale contemporaneo e delle sperimentazione sui nuovi linguaggi.

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